Ho visto Babbo Natale, credetemi!

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Si avvicina Natale, bisogna stare con gli occhi aperti, si sa. Potrebbe essere finalmente l’anno buono.Se poi le notti si fanno brevi tanto meglio, qualcosa da fare, nell’attesa, la si trova sempre.

Per esempio si può curiosare tra le pagine di Facebook.Scorrendo velocemente trovo qualche traccia di pietanze gustose e magistralmente impiattate, immancabili aforismi, stucchevoli apparizioni di poesie di Alda Merini (non se ne può più) qualche cartolina proveniente da viaggi esotici in periodo autunno-invernale, invettive a gogò sul nuovo governo, commenti sulle partite di campionato, sfottò sulle pietose performance della mia squadra del cuore, e molte, molte pagine di notizie per lo più provenienti da oltre confine.

I giornalisti stranieri hanno una virtù, raccontano i fatti e tralasciano quasi sempre i commenti. Leggendoli ci si aggiorna più velocemente e ci si “sporcano” meno le meningi. Il mio Facebook è per lo più una sorta di ANSA anzi di REUTERS.

Proprio lì tra le pagine del social più social di tutti che la scorsa notte l’ho incontrato. Era lui, proprio come l’avevo scolpito nella testa fin da bambino.

Una folta e bianca barba un paio di baffi lunghi e arricciati sul lati, gote rosse e occhiali tondi, paffuto, rassicurante, dolce come un batuffolo di zucchero filato, capelli bianchi e lunghi, il suo vestito poi, posso garantire, è davvero di panno rosso con i bordi bianchi e morbidi.Ma che ci faceva tra le pagine di Facebook?

Rilasciava una intervista video alla testata americana NBC. Ah!

Incredibile, ho pensato, è lui, uguale. Non c’erano le renne, però. Le avrà parcheggiate fuori, ho pensato.

Raccontava, con voce tonda e suadente della sua visita, straordinaria, ad un bambino di 5 anni che, molto malato, aveva capito che presto avrebbe salutato i suoi cari rapito da una malattia terribile e impietosa.

Ricevuta la lettera era accorso, abbandonando il frenetico lavoro di questi giorni, al capezzale di questo bimbo sfortunato, per un incontro privatissimo.

Raccontava del suo colloquio , del desiderio del piccolo amico di vederlo al più presto, della sua paura non tanto di morire ma di non arrivare al giorno di Natale, e di perdere così l’opportunità di riuscire a incontrarlo e sconfessare finalmente e per sempre scettici e miscredenti.

Mentre raccontava, una pausa, per aver il tempo di togliere gli occhiali tondi ed asciugarsi le lacrime che rigavano il volto.

Non riusciva a raccontare senza emozione che aveva appena fatto in tempo a consegnare il regalo che gli elfi avevano preparato in priorità assoluta, e che aveva insignito il bambino della qualifica di elfo di primo livello.

Il suo piccolo amico aveva chiesto di essere abbracciato e proprio tra le sue braccia, con un ultimo enorme sforzo aveva sorriso, chiuso gli occhi e si era addormentato per sempre. Solo, tra le sue braccia.

Pausa….

E’ difficile, spiegare, più facile invitarvi ad una pausa.

Un pausa per ricordare tutti noi che non c’è tempo migliore di quello speso per regalare il sorriso a qualcuno in difficoltà.

Non c’è tempo migliore di quello speso per ravvivare una speranza che vuole essere certezza, una ragione, una essenza di verità, una realtà personale che sa di sogno universale.

Non c’è tempo migliore di questo per ricordare che BABBO NATALE esiste davvero e a volte rilascia interviste in TV.

Ho visto Babbo Natale, era la notte di Santa Lucia.

Buone Feste,